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Un lavoro da... io/ L'arte del merletto.

Un lavoro da... io/ L'arte del merletto. - Difensore della salute

 

 

Un lavoro da… io!

L’arte del merletto[1].

 

 

 

 

 

Quasi un ricamo prezioso può apparire la decorazione marmorea dall’esterno dell’abside del Duomo di Milano, ‘Mariae nascenti’ : la foto è di una visitatrice colta e appassionata /  Rifer. : 73515600_2841778339165825_2828379287474667520_n.jpg

 

 

 

Che cosa rende immediatamente apprezzabile un ricamo, e sgradevole invece un groviglio di nodi ? E’ su questo che si fonda il successo di un artefatto ad altissimo valore aggiunto, in uso già verso la fine del Medioevo anche in Italia.

Gli attrezzi sono molto semplici, i fuselli, l’ago ed il tombolo cilindrico ma è necessaria una solida competenza tecnica che non può essere tramandata né a parole né coi libri perché deve appoggiarsi ad un buon disegno - ‘la traccia’ - pensato adeguatamente.

Corteggiati da mecenati nobili e più tardi borghesi, anche i Maestri di bottega  del primo Rinascimento arrivavano qualche volta a cedere un bozzetto ‘griffato’, che poi però richiedeva una speciale maestria nell’interpretare le ombre, indispensabili per comprendere il disegno e fino ad ottenere quel manufatto sottile prezioso e resistente, dal considerevole valore : tanto che il suo impiego più ricercato era, ed è, per alta sartoria. Ma pizzi per sontuosi arazzi e complementi d’arredo si rintracciano persino nelle registrazioni notarili di contratti sponsali, depositati negli archivi medievali.

L’invenzione del pizzo lavorato ad ago, che così frequentemente connota la moda del ‘700 veneziano,  risale forse ad epoche antichissime ed a civiltà lontane che le attività commerciali facevano incontrare : per i nostri antenati latini infatti la cucitura ad ago riguardava unicamente il ‘rammendo’ che raramente però si avvicina a quell’intreccio sapiente di fili pregiati che fa il ricamo.

Improvvisamente, invece nel Medioevo la esibizione di pizzi e merletti fa la sua comparsa nelle città sfilando, ad esempio, nella meraviglia e nella rivalità che caratterizzava le diverse Corporazioni[2] e proseguendo in tempi più recenti - come avvenuto nel 1888 e poi  nel 1959 per esempio a Cantù, sede di una delle scuole italiane di merletto più rinomate - con l’apertura di scuole professionali anche pubbliche. Il brusco passaggio della moda degli anni ’50 e ’60 al moderno pret-a-porter, in cui il merletto non poteva trovar posto, provocano una rapida obsolescenza sia delle professionalità improvvisamente a rischio di estinguersi, sia degli stessi preziosi manufatti di cui si riducono gli esemplari disponibili.

Mantenendo la capacità di creare ‘pezzi’ unici – spesso, persino e tuttora su disegno di artisti contemporanei[3] - l’arte del merletto resta un invito ad usare del proprio pensiero, e proprio quando si aggroviglia inquieto per dipanarne i fili e ricostruire un ordine che può ben avvicinarsi all’onirico ed a quei sogni notturni indecifrabili e contorti, ma reali e di cui noi stessi siamo autori.

 

                                               Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 13 novembre 2019

 

 

 

 

 

 



[1] Ringrazio ‘Palazzo Morando’, sede del Museo di Milano e della collezione ‘Costume Moda Immagine’ che nei mesi scorsi ha ospitato la mostra ‘Merletti e Design : intrecci creativi a Cantù dal Novecento ad oggi’, e ringrazio l’Associazione ‘Italia Medievale’ che, in occasione della presentazione de ‘L’arte del sarto nel Medioevo. Quando la moda diventa un mestiere’ (2018, Ed. ‘Il Mulino’) mi ha permesso di incontrare l’autrice, Elisa Tosi Brandi : giovane dottore di ricerca in ‘Storia medievale’ presso l’Università di Bologna, segue specificamente il mondo artigianale e degli oggetti di moda.

[2] Ancora oggi, per esempio a Sassari si svolge il 14 agosto la Processione dei Candelieri che rievoca la presenza delle Corporazioni, i cui appartenenti portano colletti variamente decorati in pizzo secondo regole codificate.

[3] ‘Lombardini22’ è lo Studio milanese che ha progettato ‘Cattedrale’, un merletto che prende spunto dal ‘nodo infinito’ di Leonardo Da Vinci in occasione del cinquecentenario che si celebra a Milano, utilizzando le tecniche applicate al digitale. NeSpoon è il nome d’arte di un’artista polacca che si sta rendendo famosa per la sua ‘street art’ di pizzo antico con cui decora gli edifici cittadini.

Amico ritrovato.

Amico ritrovato. - Difensore della salute

Amico ritrovato.

 

“In piedi, immobile, lo guardai. Inutile dirlo, Konradin non aveva sghignazzato. Non aveva neppure applaudito. Ma mi guardava.”[1]

 

 

 

 

 

“L’amico ritrovato”, romanzo di Fred Uhlman (1971) - ‘Giangiacomo Feltrinelli Editore’ per ‘La Feltrinelli’, Collana ‘Universale Economica Feltrinelli’. Illustraz. Riferim.:41KX2B-ZTAL.SX323_B01,204,203,200_

 

 

 

 

 

Devo questo post ad una giovanissima interlocutrice di dodici anni, appena iscritta al terzo anno della scuola secondaria : “ho fatto la ‘primina’[2] “, chiarisce in pubblico probabilmente per l’ennesima volta. La bionda zia che la ospita ogni anno alcune settimane nella sua casa al mare, mentre camminiamo sulla battigia prima di entrare in acqua, le chiede : “A che punto sei arrivata del libro che stavi leggendo ?”

 

“L’ho finito.”

 

“Ma… come, l’hai finito ? Se l’avevi cominciato ieri pomeriggio…?”

 

“Mi piaceva… e l’ho letto tutto.” “Che libro è ?” le chiedo : è una bambina che conosco fin da quando aveva pochi anni, non parla molto e non fa a gara per parlare, ha una sorella maggiore e amiche, genitori, zii, la nonna…

 

“ ‘L’amico ritrovato’ ”  mi risponde.

 

“ ‘L’amico ritrovato’ ” ? E… come ci sei arrivata?”. Non è infatti un libro a cui oggi, immediatamente un dodicenne, seppur colto approda facilmente.

 

“Era nella lista dei libri da leggere per l’estate che ci ha dato la Prof… M’incuriosiva, e così l’ho scelto”.

 

“E, posso chiederti… Cosa ti è piaciuto di più?” le chiedo ancora.

 

“…Che dice le cose …senza fartele pesare”.

 

                                                     Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 18 ottobre 2019

 

 



[1] Cit. da “L’amico ritrovato”, di Fred Uhlman (Stoccarda 1901 – Londra 1985), 1°edizione in italiano: 1979 Longanesi editore. Romanzo autobiografico, fu pubblicato per la prima volta in Germania nel 1971, dove venne accolto come ‘caso letterario’: il bullismo facile, e favorito dalla propaganda culturale non mina l’amicizia ai tempi del liceo fra l’ebreo Hans e l’aristocratico ariano Konradin, nemmeno dopo la loro separazione. Titolo originale del romanzo è “Reunion”: mi è sembrato ottimo tradurre con “L’amico ritrovato”.

[2] Cioè ha superato a cinque anni l’esame da privatista per essere ammessa al 1°anno della scuola di Stato.

Logica mente/ La mia esperienza a "Meet Me Tonight"//

Logica mente/ La mia esperienza a "Meet Me Tonight"// - Difensore della salute

 

Logica mente.

La mia esperienza a “Meet me tonight – Faccia a faccia con la Ricerca”[1], 27-28 ottobre 2019 a Milano.

 

Nella foto, alcuni dei Ricercatori presenti a “Meet me tonight”/ Rif: 72115539_2418293224892564_2872495121364942848_n

 

 

Ammetto che per il colore rosa ho un debole… Sarà per questo che ho scelto uno dei Laboratori di ‘Cultura e società’ contraddistinti appunto dal colore rosa ?

E specificamente il Laboratorio di ‘Economia comportamentale’ che prevedeva un gioco a punti, ‘GDPR – Il Gioco Della Privacy’.

Sorprendentemente ho ottenuto il massimo punteggio, e il Ricercatore che mi aveva spiegato le regole del gioco mi ha chiesto: “Ma come ha fatto ?”

“Ho usato la logica freudiana…”, ho risposto.

Ne è nata una conversazione non prevista sulle variabili di politica economica e sulla loro affidabilità che richiede affinamenti continui, elaborati e complessi.

Chissà che la lettura di “Psicologia delle masse” e de “La questione economica del masochismo”[2] - finora escluse dai testi accademici - riesca invece ad incuriosire i Ricercatori interessati a riprendere l'intuizione economica iniziale ed unificante del pensiero, così spesso trascurata dalla didattica che si concentra sul funzionamento automatico delle formule matematiche ed econometriche…

Una intuizione economica che non ha niente a che fare con la mistica dell'istinto, programmabile a go-go, perchè valuta ed usa l'investimento intellettuale, senza il quale si rischia di perdere il ‘goal’ : individuale sì, ma decisivo per la stessa umanità.

 

                                                  Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 1 ottobre 2019

 

 

 

 



[1] Il Progetto “Notte europea dei Ricercatori in Italia“ è inserito nel Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020, Azioni Marie Sklodowska-Curie grant agreement N°818910.  A Milano hanno partecipato il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Milano-Bicocca//  www.meetmetonight.it

[2] “Aldilà del principio di piacere“ (1920), “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io” (1921), “La questione economica del masochismo” (1923) sono i testi di Sigmund Freud coinvolti nelle discipline economiche.

"Nessun dorma..."

“Nessun dorma…”

 

 

 

 

Nella riproduzione video il tenore Dario Di Vietri[1] canta “Nessun dorma” dall’opera ‘Turandot’ di Giacomo Puccini / ‘Festival Palaces’ – Philarmonic Hall, San Pietroburgo - 28 giugno 2017. Direttore : C. Orbalian / (Video condiviso da ‘Pb Music ArtistsManagement’ per www.youtube.com)

 

 

Discusso dai critici, il finale di ‘Turandot’ pare abbia messo in seria difficoltà il talento di Puccini, che nel 1923 lo lasciò in ‘abbozzo discontinuo’, cioè non definitivo : il duetto finale infatti avrebbe dovuto risolvere le rivendicazioni della principessa adamantina nella commozione di una donna capace di amore e di umiltà, ma il Maestro non vi riuscì.

Anzi, nemmeno l’allievo Franco Alfano risultò convincente, pur avendo coraggiosamente portato il testo a compimento dopo la morte di Puccini avvenuta quasi un anno dopo, a fine 1924.

Arturo Toscanini che diresse la Prima, secondo il testo incompiuto originale al ‘Teatro alla Scala’ di Milano il 25 aprile 1926, non volle successivamente dirigere l’Opera completata da Alfano.

 

 

Piena e coinvolgente mi è sembrata la interpretazione del giovane e talentuoso tenore Dario Di Vietri nei panni di Calaf, il Principe ignoto.

 

                                                    Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 15 settembre 2019



[1] Dario Di Vietri è nato a Bari 35 anni fa, si è diplomato al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano, perfezionato con artisti quali Luciano Pavarotti e Katia Ricciarelli ed ora prosegue l’apprendimento del ‘bel canto’ con Bruna Baglioni, Si definisce tenore ‘lirico pieno’, ha già cantato più volte in ruoli principali all’Arena di Verona ed anche con la regìa di Franco Zeffirelli , vanta al suo attivo numerosi Concerti all’estero. Lo scorso 28 agosto 2019, di ritorno dal Teatro Greco di Taormina ha generosamente offerto la sua voce in occasione del Concerto promosso dall’Amministrazione comunale a San Pantaleo-Porto Cervo per ricordare il disastroso incendio di trent’anni prima, avvenuto nel territorio di Cugnana e nel quale persero la vita tredici persone.

Stumbling block, pietra d'inciampo.

Stumbling block, pietra d'inciampo. - Difensore della salute

 

STUMBLING BLOCK

Pietra d’inciampo.

 

Nella foto il grandioso tramezzo del 1529, ritenuto non a torto il più famoso affresco rinascimentale della Svizzera, opera ‘non donata’ da Bernardino Luini ma a lui regolarmente commissionata e pagata come documentano le ricevute rilasciate ai Patrocinatori.

 

 

E’ il risorgere : esperienza umana e dunque pensiero ineliminabile, anzi imputabile di valore aggiunto e di ulteriore profitto. Eppure facilmente scartato... Il Sole sorge senza alcun lavoro infatti (ma non risorge).

Pensavo a questo, trovandomi di fronte al complicato affresco del grande Bernardino Luini, ottimo discepolo di Leonardo Da’ Vinci e qui nella sua maturità professionale, che lo rese maestro ricercatissimo in tutta la Lombardia, Piemonte e Svizzera del Canton Ticino.

Siamo in ‘Santa Maria degli Angioli’, deliziosa e semplice chiesa romanica in posizione appena un po’ arretrata sul lungolago di Lugano : quale visitatore, entrando si aspetterebbe questo amplissimo tramezzo, circa centodieci metri quadrati riccamente dipinti e senza alcuna pausa visiva su cui viene descritta una città vivace, con cavalli guarniti ed eleganti cavalieri, guardie armate e madri coi bambini, passanti e popolani, mercanti in traffico, notari e bottegai colti nel loro quotidiano e provinciale affaccendarsi?

Se non fosse per quelle lance raffinate, puntate contro i tre uomini in Croce, semi ignudi e dolenti ma lassù dove lo sguardo non arriva. E chi mai infatti vorrebbe essere al loro posto ?

L’eresia dunque serpeggia e ammicca, ma benevola fra gli Osservanti, frati minori provenienti da Milano che intorno al 1473 vennero ben accolti a Lugano per l’opera di pacificazione prestata fra le fazioni cittadine di guelfi e ghibellini e per l’assistenza data ai malati di peste : il convento fu fondato nel 1490 e la prima pietra della chiesa posata nel 1499.

Ligi al ‘modulo bernardiniano’ che prevedeva chiese a navata unica dotate di un tramezzo alto fino al soffitto per separare la zona riservata ai religiosi, i fedeli luganesi venivano qui per incontrare l’Eucarestia e si trovavano invece investiti da prediche cupe e dal nichilismo. La Resurrezione infatti era argomento scomodo in queste chiese e qui infatti la troviamo appena allocata in un angolino su a destra come in una credenza sotto chiave.

Su questa enorme e coloratissima lavagna insomma, la ‘lectio’ dice chiaramente all’assemblea di occuparsi di ciò che ad ognuno spetta sulla Terra e di schivare così la punizione divina, esprimendo invece gratitudine ai Patrocinatori, che nel 1496 rinnovarono la concordia in ricordo della pace già stipulata nel 1445 tra le fazioni di Lugano, per il Potere terreno nel nome di Dio.  

Titolo del magistrale affresco è “Passione e Crocefissione”, dove Gesù è ridotto ad uno dei tre e dove la ‘imitatio Christi’ -ironizzata - non può essere ambizione umana, ma solo livida premonizione servile.

Ancora presto per quel Concilio di Trento che nella seconda metà del ‘500 dovette richiamare il vigore di Carlo Borromeo Cardinale, Vescovo di Milano e forse unico protagonista, per spegnere la voracità di eresie che erano culminate nello Scisma della riforma protestante ?

Impegnato senza risparmio di forze su un fronte tanto vasto,  quel santo e pur combattuto uomo riuscì almeno con la sua stessa persona a indicare che il risorgere è possibile.

Senza alcuna delega, però.

 

                                                         Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 5 agosto 2019

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  • 13/12/2019
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