“Musicofilia”[1], Oliver Sacks.
Per una distinzione fra psicoterapia e psicoanalisi.
Illustrazione originale di Stefano Frassetto[2]. Rifer.: 0_5519320_125008.jpg
“…E prima ancora che il mio pensiero, esitante sulla soglia dei tempi e delle forme, identificasse la casa mettendo uno accanto all’altra le circostanze, lui - il mio corpo – ricordava per ciascuna di esse il tipo di letto, la collocazione delle porte, l’esposizione delle finestre, l’esistenza di un corridoio…”[3]
E’ una promettente intuizione, quella di Proust, scivolata però in una descrittività tanto seducente quanto melanconica, senza lutto cioè : ma interessante resta quella spazialità della memoria, esperienza di volumi che si ritrova anzitutto nel sogno notturno, ed anche altrove.
Nell’ascolto di musica, ad esempio, è la capacità di un ritmo a sollecitare qualcosa che la ragione, non il corpo, può aver rimosso : ciò che rende la musica un’esperienza emozionale unica, addirittura impermeabile ad amnesie e demenza[4].
Sono della coscienza infatti le amnesie, dalle quali l’inconscio resta incredibilmente indenne : e può restare perfino inalterata la capacità di cogliere la realtà, magari fugacemente, perché ciò che il paziente lamenta è di non avere un passato[5]. Così, nei disturbi del movimento ciò che al paziente crea disagio è il ritenersi sottomesso ad un automatismo, il cui autore però resta ignoto : paradossalmente, proprio l’apprendimento di sequenze musicali che coinvolgano il corpo può arrivare a distrarre dalla ripetitività di quei movimenti involontari e consentirne il controllo.[6]
Per una via assolutamente differente dal sogno notturno, dato che non usa i mascheramenti visivi dell’attività onirica, la musica – o meglio ciò che l’ascolto di un ritmo musicale sollecita nell’ascoltatore – rivela insomma la presenza di una realtà nascosta e potente a cui la coscienza non sa dare soluzione, confermando dunque la insufficienza della parola ‘destino’.
Un ritmo musicale può avere la capacità di smascherare il lavoro dell’inconscio, che la coscienza ritiene di poter mantenere separato e silente : ma questo tornare a galla dell’inconscio - in quanto tentativo incessante di dare legge al corpo - con la musica avviene all’improvviso. “Il potere della musica, che sia gioioso o catartico, deve coglierti di sorpresa…”[7] Per che farne, però ?
Perché cogliere qualcuno di sorpresa ?
Freud - che sapeva suonare ed apprezzava Mozart – confrontò brevemente l’esperienza di ascolto musicale con l’esperienza visiva[8]: “Le opere d’arte esercitano tuttavia una forte influenza su di me, specialmente la letteratura e le arti plastiche, più raramente la pittura. Sono stato indotto perciò a indugiare a lungo di fronte ad esse quando mi se ne è presentata l’occasione, con l’intento di capirle a modo mio, cioè di rendermi conto per qual via producano i loro effetti. Nel caso in cui ciò non mi riesce, come per esempio per la musica, sono quasi incapace di godimento…”
Si tratta di un passaggio densissimo sulla competenza individuale, quando il pensiero si trova esposto ad una debilitazione, cioè al tentativo di separare emozione da intelletto : Freud aveva già allora abbandonato il metodo ipnotico appreso dal neurologo Charcot per il trattamento delle nevrosi, in quanto impositivo sul soggetto.
Differenziandosi nettamente dalle psicoterapie – che restano impotenti davanti alla imprevedibile, ma indotta, aggressività dell’inconscio - la psicoanalisi si sarebbe definitivamente orientata in quanto “…alternativa di ricorso, ‘sui iuris’ e non ‘iuris’”[9].
Solo tre anni prima, nel 1910, Freud aveva accettato di incontrare il compositore Gustav Mahler, il quale - già prostrato psichicamente - aveva più volte sollecitato il colloquio, e più volte l’aveva egli stesso disdetto : la ‘Prima Sinfonia’ presentata al pubblico nel 1889 - forse la sua opera più rappresentativa, nota come ‘Il Titano’ - riporta in uno dei movimenti proprio l’incontro temibile e cruento con l’angoscia profonda, che la psicoanalisi intende evitare assolutamente, e con ogni mezzo disponibile.
“E’ in virtù dell’inconscio che il corpo sperimenta nuove strade, cioè nuovi soggetti… L’analisi gli si offre come la possibilità che il lavoro dell’inconscio, fatto per riuscire e fallito, sia ripreso e rischi di riuscire”.[10]
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 23 aprile 2021
[1] Oliver Sacks (1933-2015) è stato medico e docente di neurologia e di psichiatria negli U.S.A. Ha pubblicato ‘Risvegli’ (1973), ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello’ (1985), ‘Musicofilia’ (2007) e altri scritti. ‘Ogni cosa al suo posto’ (2019) è stato pubblicato postumo.
[2] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.
[3] ‘Alla ricerca del tempo perduto. I/ Dalla parte di Swann’, Marcel Proust (1913) Oscar Mondadori 2017, Trad. G. Raboni, a cura di L.De Maria, p.6
[4]‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, pp.357-358.
[5] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, pp.241-244.
[6] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, p.287; p. 324-325.
[7] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, p.377
[8] ‘Il Mosè di Michelangelo’, Sigmund Freud (1913), ‘Premessa’ pp.17-18/ Biblioteca Bollati Boringhieri 1976.
[9] ‘Lavoro dell’inconscio e lavoro psicoanalitico’, Giacomo B. Contri (1985) Ed. SIPIEL Milano, Collana ‘SIC - Il lavoro psicoanalitico’, p.12
[10] ‘Lavoro dell’inconscio e lavoro psicoanalitico’, Giacomo B. Contri (1985) Ed. SIPIEL Milano, Collana ‘SIC- Il lavoro psicoanalitico’, p.28