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'Memoria negata'.

 

Ho presentato "Memoria negata"[1] di Marisa Brugna, 13 maggio 2017.

Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano, V.le Pasubio / ‘Speed Book Date, a cura di Alessandra Pagani.

 

Marisa Brugna è oggi una leggiadra signora di settantacinque anni, Memoria negata è la sua opera prima e racconto autobiografico di sè bambina di pochi anni coinvolta, con i famigliari ed alcuni concittadini, nell'esilio precipitoso da Orsera[2], nell'Istria appena attribuita alla Iugoslavia del Maresciallo Josip Broz Tito, dopo i Trattati di Parigi del 1947 : Trattati di pace firmati a seguito dell'armistizio alla fine della Seconda Guerra mondiale, ai quali però seguirono ancor più aspre persecuzioni contro i cittadini di origine italiana e le famigerate foibe, cui persino l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto riferimento come ad inammissibili atti di pulizia etnica.

Marisa dunque si imbarcò col padre, la madre e la sorella maggiore, lasciando la nonna – gli anziani restavano infatti per permettere ai figli di partire, visto che le partenze definitive non erano viste di buon occhio dal governo iugoslavo – e lasciando la casa, quel pò di terreni che il padre coltivava e grazie a cui aveva potuto costruire la casa stessa : portando via insomma pochissime cose per non insospettire i funzionari. Ma il viaggio – che per Marisa bambina quasi apparve come una Crociera, con soste in paesi e città mai visti prima, Trieste, Venezia... - si rivelò avventuroso perchè nessuno accettava gli esuli istriani, ai quali infine il governo italiano offrì il Centro Raccolta Profughi – C.R.P. di Latina dove Marisa visse per dieci anni. I suoi ricordi della vita nel Campo sono rimasti assolutamente nitidi, suoni e odori sgradevolissimi : la promiscuità era da accettare, ogni famiglia disponeva di alcuni metri quadrati riparati alla vista da tende, cucina e servizi igienici erano "in comune".  Lei stessa ammette che riuscì a salvare la sua voglia di vivere grazie forse al gioco con gli altri bambini, le corse, le arrampicate... Oppure in momenti di solitudine che ricercava anche chiedendo di andare a lavare i piatti, di fare il bucato (lavare con acqua e sapone le piaceva moltissimo). Di quegli anni, fortissimo le è rimasto il ricordo del disprezzo ricevuto, della distanza con cui tutti loro del Campo venivano guardati e tenuti dai connazionali che stavano al di fuori, quel recinto all'interno del quale non erano ammessi visitatori e dove persino la scuola venne predisposta apposta per i bambini del Centro. L'anoressia di cui a lungo e ripetutamente Marisa soffrì, si rivelò una difesa del tutto inefficace dalla ostilità subita.

Eppure, uscendo dal Campo a diciassette anni, Marisa ammette di essersi accorta di non aver perso nulla – in termini di soddisfazione e persino di amicizia ricevuta – rispetto ai coetanei che avevano vissuto fuori del Campo : lei però per guadagnare quei traguardi aveva lavorato molto più di loro.

E' notevole che Freud per primo segnalò in due celebri Casi – Il Caso del piccolo Hans ed il Caso di Dora[3]la capacità che i bambini hanno di riconoscere e preferire quel silenzio favorevole nel quale riescono ad elaborare soluzioni vantaggiose...

Una volta trasferitasi In Sardegna, dove al padre era stato offerto un terreno da coltivare, arrivò a diplomarsi e ad insegnare come aveva desiderato. Ed arrivò a conoscere un uomo che amò fino a sposarlo, e ad avere dei figli.

Marisa Brugna ha preferito quindi che le esperienze di soddisfazione, ripetibili indipendentemente dalla terra nella quale la vita ci porta, restassero le "sue" radici. Preferendo così il farsi "erede", e non "profugo". Una scelta davvero vincente.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 15 maggio 2017

 

 

 

[1]Memoria negata, Marisa Brugna – Edizioni Condàghes Srl 2013 ISBN 978-88-7356-010-4

[2]La ridente Vrsar (Croazia) di oggi.

[3]Sigmund Freud, Il Caso di Dora (1905), Il Caso del piccolo Hans (1909).

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