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‘More geometrico’[1] in un flash.

Conversazione con Stefano Frassetto[2].

 <Illustrazione originale di Stefano Frassetto>

 

 

“Le idee, o meglio le sintesi che mi vengono al mattino sono le più utilizzabili, quando ancora il pensiero delle cose da fare non ha preso il sopravvento : è una leggerezza che mi permette di costruire la storia.”

“Direi che mi hanno sempre incuriosito alcuni aspetti leggeri della vita, persino a scuola : per esempio, sono nato il 1°ottobre 1968 e per tutti i miei primi anni di scuola l’anno scolastico iniziava proprio il giorno del mio compleanno! Anzi è in classe, a pensarci, che ho cominciato a disegnare sul serio : ascoltavo l’insegnante e intanto la mia matita correva sul foglio. Dev’essere persino rimasto qualcosa di una ‘Odissea’, o dei ‘Promessi Sposi’, di cui mi divertivo a disegnare delle parodie a fumetti”.

Ed i ritratti ? Si direbbe che hai un vero talento, come hai cominciato ?

“Da bambino non leggevo volentieri, mi piacevano soprattutto i libri illustrati : poi mi regalarono un fumetto che ricordo ancora, si chiamava “Petzi”, mi pare che l’autore fosse danese. Mi piaceva perché il testo non invadeva il disegno, bensì era una didascalia sotto la vignetta come nelle vecchie storie illustrate – pensa al ‘Signor Bonaventura’ del ‘Corriere dei Piccoli’ che tra l’altro mi piaceva moltissimo – e accanto a questa didascalia era riprodotto in piccolo il personaggio che stava parlando. Fu così che cominciai a leggere, e poi a divorare, fumetti d’ogni tipo…

Oggi pubblico una striscia al giorno per “20 Minuti” un quotidiano che esce in Svizzera e disegno ritratti per le pagine culturali di diversi giornali : e sebbene il mio lavoro si rivolga ai lettori, davanti a loro non riuscirei a fare ritratti né a concludere una striscia (che è quello che mi richiede più tempo). Eppure è una soddisfazione accorgermi che ciò  che ha fatto ridere me ha fatto lo stesso effetto anche ad altri. Mi capita spesso di ricevere messaggi dai miei lettori, che mi spiegano cosa gli è piaciuto in particolare, magari mi chiedono di proseguire una storia portandola avanti per più giorni.

Come ti descriveresti ?

“Penso di essere di indole abbastanza tranquilla, lo ero anche da bambino : ma rapidissimo nel cogliere un’espressione, una situazione speciale e a riprodurla interpretando e spesso cercando di semplificarla. Per questo la mia tesi (in Architettura) riguardava come trasformare un disegno complesso, quindi con struttura prospettica, in una immagine iconica, soprattutto attraverso la ricerca della sua bidimensionalità. Tuttora la bidimensionalità mi appassiona per come riesce a catturare l’attenzione del lettore : il flash è visivo, sì, ma rimanda a un tattile, ad un sensoriale che chi guarda riconosce immediatamente, rendendo più “familiare” l’ambientazione della striscia.

E’ l’etica quotidiana insomma, un po’ ripetitiva e prevedibile, fatta anche di tutti i nostri luoghi comuni che può trovare una sintesi rapidissima proprio nella striscia umoristica, insomma. Tu sei quindi un osservatore, ed anche un ascoltatore selettivo ?

“Ascolto musica continuamente, a cominciare da quella classica (adoro soprattutto Gershwin e Mahler) che cominciai ad ascoltare con mio padre e con il quale mi piaceva parlarne. Comunque apprezzo un po’ tutti i generi musicali. La musica per me è fondamentale, mentre disegno non potrei farne a meno: mi avvolge e mi libera la mente da tutti gli altri pensieri.

Poi c’è il colore e la scelta dei colori, una fase indispensabile del lavoro : ci sono colori che sento più miei, un certo giallo, o verde o blu. Prediligo sempre le tonalità tenui rispetto a quelle vivaci. Il colore è l’ultima cosa che metto nella striscia. Quando è pronta la consegno al giornale ed è il momento del distacco : so che da qui in poi camminerà con le sue gambe. Così quando un lettore mi scrive perché gli è piaciuta e me ne parla, mi sembra come un figlio lontano che ti telefona per dirti : “Ciao pà, sto bene!”

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 19 marzo 2022

 

 

 

[1] ‘Ethica more geometrico demonstrata’ (1677) è lo sforzo filosofico di Baruch Spinoza per dimostrare che la geometria euclidea, riconoscendo agli oggetti qualità e regole proprie, può arrivare a spiegare l’etica umana.

[2] Stefano Frassetto ha iniziato come vignettista e disegnatore dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’. Ha pubblicato per TutorSalus.net alcuni ritratti originali.

Elle parle.

You tube:

Monica Vitti[1].

 

 

 

 

Nei rifugi anti-aerei dove si riparavano durante la guerra, una Monica Vitti appena dodicenne e il fratello improvvisavano gag per far passare le ore :  ma gli altri, vicini a loro nel rifugio, li ascoltavano davvero e persino ridevano, nonostante la paura. “Io devo ai bombardamenti la mia carriera…”[2]

Una frase rischiosa, che fa da cerniera ad altri bombardamenti, quelli temibili[3] sull’inconscio e di cui la coscienza è incaricata : persino nei momenti buissimi dei suoi quattordici anni, Monica Vitti ricorda quanto fosse insostituibile la scoperta del suo talento per fronteggiare la coscienza.

Anni dopo, fece il suo debutto in teatro da professionista diplomanda in Accademia[4], recitando nel Coro della ‘Ifigenia in Aulide’ al Teatro greco di Akrai, dove ogni anno, e quasi in contemporanea con la stagione teatrale del vicino ‘Teatro Antico’ di Siracusa, si svolge il ‘Festival dei Giovani’[5].

Ifigenia - antica principessa greca destinata al sacrificio dallo stesso re-padre, Agamennone, per favorire la partenza dei guerrieri Achei impazienti di combattere  a Troia - viene spesso presentata ad un pubblico di giovanissimi : forse per quel suo inspiegato oscillare fra lo sgomento per la decisione paterna che pure l’aveva già promessa in sposa all’eroe Achille, ed invece la sua graduale sottomissione al sacrificio di fronte al popolo attento, con l’obbedienza ed il regale comportamento che da lei tutti attendono.

Ma proprio sul punto di essere trafitta dalla spada del carnefice, Ifigenia viene sostituita da una grande cerva del bosco che i presenti increduli vedono insanguinata e morente sull’altare sacrificale della dea Artemide, al posto della giovane sfortunata.

Sostituzione dunque possibile ? Senza la propria carta d’identità, certo che sì ! Le sole emozioni non ci difendono, infatti : ed ognuno lo sa bene.

Ma qui Euripide ci dice - e fin dal 403 a.C., quando la tragedia fu per la prima volta rappresentata – qualcosa in più : se questo è il destino della donna sprovveduta, lei stessa saprà recuperare oltremisura il sopruso subìto, come purtroppo si leggerà nella successiva ‘Ifigenia in Tauride’ che porta ancora di Euripide la firma.

La presenza di una donna con la carta d’identità oppure senza, ha riportato sulla scena la ammissibilità di quel masochismo che Freud definì ‘femmineo’[6] - niente affatto limitato, tuttavia, al sesso femminile - e che Monica Vitti ha saputo bene interpretare in alcuni personaggi della sua lunga, giustamente apprezzata, carriera professionale : pagando però a caro prezzo quell’aver dovuto entrare ed uscire di continuo da tante caratterizzazioni persino grottesche, anche se mai improbabili, che la recitazione impone.

Il suo ininterrotto discorso recitativo era evidentemente selettivo, in quanto rivolto anzitutto alle donne.

“Diversa è l’indole,

diverso il carattere degli umani,

ma l’autentica virtù è sempre chiara”[7].

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 10 marzo 2022

 

[1] Monica Vitti, recentemente scomparsa (1931-2022), è stata un’attrice di fama internazionale e pluripremiata, ma anche molto amata dal pubblico : durante la II Guerra Mondiale era poco più che bambina.

[2] ‘La mia Guerra’ (1990, Rai 3) è stato un programma televisivo in sette puntate, condotto dalla giornalista Enza Sampò e dallo sceneggiatore Leo Benvenuti.

[3] Il rischio di un ‘ritorno del rimosso’ è sempre presente nelle psicoterapie dirette, non nel lavoro analitico. Freud presentò la questione fin dall’inizio della sua carriera. ‘Studi sull’isteria’, J.Breuer-S.Freud (1895) OSF vol.1; ‘La rimozione’, S.Freud (1915) OSF vol.8

[4] Monica Vitti debuttò nel 1953 col suo nome alla nascita, Marisa Ceciarelli, poco prima di diplomarsi all’ ‘Accademia Nazionale d’Arte Drammatica’ di Roma,  fondata ed allora diretta da Silvio d'Amico che fu anche il suo maestro, e che le suggerì di scegliere un ‘nome d’arte’: fu così che lei stessa arrivò a scegliere il nome Monica, che le piaceva, e Vitti con la prima parte del cognome materno  che era Vittiglia.

[5] https://palazzoloacreide.italiani.it                   https://indafondazione.org

[6] ‘La questione economica del masochismo’, S. Freud (1924) OSF vol.10

[7] ‘Ifigenia in Aulide’ in ‘Euripide. Ifigenia in Tauride. Ifigenia in Aulide’, a cura di Franco Ferrari BUR (2018) Mondadori Libri Spa / vv.558-560, pp.240-241

Ascoltare, questo sconosciuto.

You tube:

 

La esperienza di Expo Dubai 2020 (1 ottobre 2021 – 31 marzo 2022) coinvolge anche le nostre ‘Accademie d’Arte’ : la opportunità della internazionalizzazione può essere infatti valida occasione per uscire da un ‘implicito’ in cui l’Arte stessa tenta di mantenere il pensiero.

 

E’ alla vista che il più della comunicazione, inclusa quella artistica, si rivolge : anche se la vista, per essere efficace, chiede il sostegno dell’ascolto, via via però relegato a funzione didascalica e di supporto emotivo, anziché confermarsi strumento privilegiato di decisione e di orientamento.

Eppure è proprio l’ascolto ad iniziare  in ognuno di noi, eccetto poi impigrirsi, quasi a rimorchio dell’esperienza umana : resta però che nulla arriva a farsi ascoltare se non diventa appuntamento[1], ed attraverso la stessa capacità di ascolto individuale.

Lo scorso 15 dicembre Roberto Bolle, orgoglio della danza classica italiana, ha aderito ad una audizione svoltasi presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati proprio mentre il nostro Governo è impegnato a selezionare le attività produttive in grado di dare ritorno economico su finanziamenti estesi[2], che le restrizioni imposte dai rischi di contagio pandemico da Covid19 hanno richiesto : il primo ballerino ha parlato con esemplare autorità in favore della Accademia del ‘Teatro alla Scala’ di Milano https://www.accademialascala.it  dalla quale egli infatti proviene con merito e nella quale ha investito per anni, generosamente e con evidente profitto.

Egli ha così posto un appuntamento, senza però usare lo strumento professionale della danza classica di cui pure Roberto Bolle rappresenta una eccellenza nel mondo : lo ha posto invece attraverso lo strumento per eccellenza di ogni difesa umana che è quello generico della parola imputativa[3], a conferma di una non sostituibilità nella formazione professionale quando ambisca inscriversi in una ‘eccellenza’[4].

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 20 Febbraio 2022

 

[1] ‘La formazione dello psicoanalista’, Giacomo B. Contri ‘THINK !’ 10-11 maggio 2014; 12 maggio 2014; 15 maggio 2014; 17-18 maggio 2014; 19 maggio 2014; 21 maggio 2014 www.giacomocontri.it

[2] ‘Piano per la ripresa economica dell’Europa’ o ‘Next Generation EU’: il 17 dicembre 2020 è stata completata la definizione del prossimo bilancio economico 2021-2027 in Europa.

[3] Da una conversazione con Salvatore Salvo Bitonti - regista teatrale e docente, impegnato sia presso la ‘Accademia Albertina’ di Torino https://www.indafondazione.org/accademia/ sia presso la ‘Accademia d’Arte del Dramma Antico’ di Siracusa  https://www.indafondazione.org/accademia/ - ho pubblicato l’editoriale ‘Conversazione col regista Salvatore Salvo Bitonti. Verso una Accademia di eccellenza’, https://tutorsalus.net/index.php/it/events/281-conversazione-col-regista-salvatore-salvo-bitonti-1  

[4] “…La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico. Risorsa importante particolarmente per quei giovani che vedono nelle università, nell’editoria, nelle arti, nel teatro, nella musica, nel cinema un approdo professionale in linea con le proprie aspirazioni.” Cit.:  https://www.quirinale.it/elementi/62272 ‘Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del giuramento’, 3 febbraio 2022.

 

Semblant[1].

  

Quanto – e soprattutto, come - il pensiero può reggere la sintesi riepilogativa di una sua rappresentanza ? Illustrazione originale di Gianni Russomando[2] 

 

 

 

Difesa resta il pensiero, se non farsene gioco[3].

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 15 gennaio 2022

 

 

[1] In ‘Livre XVIII. D’un discours qui ne serait pas du semblant’ (1971), Jacques Lacan opta per una interpretazione pessimistica. 

[2] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”

[3] “Non c’è fede, affidabilità, se non c’è profitto dell’altro… Sono dunque tre i miei capitoli conclusivi : Diritto, Scienza, Fede”, cit. in ‘Tre capitoli’, Contributo Giacomo B.Contri 7 gennaio 2022.    

 

 

 

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